VIDEO – L’Università di Udine lavora per salvare 4 piante a rischio estinzione
La Giunchina della Carniola; la Lipariis, una delle più rare orchidee europee; il Quadrifoglio acquatico, la Regina delle Alpi. Sono le quattro piante autoctone alpine e continentali a rischio di estinzione in Friuli Venezia Giulia che l’Università di Udine sta riproducendo per rafforzare le popolazioni nei rispettivi habitat naturali, grazie alle banche dei semi, nell’ambito del progetto europeo “Life Seedforce”.
L’Ateneo friulano è anche responsabile della valutazione genetica di tutte le 29 specie vegetali che il progetto intende salvaguardare. “Life Seedforce”, capofila il Museo delle Scienze (Muse) di Trento, ha 18 partner di 10 regioni italiane e di Francia, Malta e Slovenia. L’Università di Udine è impegnata con i gruppi di ricerca di biologia vegetale e di genetica del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali coordinati da Valentino Casolo, docente di geobotanica.
Il progetto vede tra i principali soggetti interessati anche la Regione Friuli Venezia Giulia e il Parco delle Prealpi Giulie. “Life Seedforce” attivo fino a dicembre 2026, è finanziato con 7 milioni 790 mila euro dalla Commissione europea. «Gli effetti di questo lavoro – evidenzia il professor Casolo – si vedranno comunque ben al oltre la fine del progetto perché gli effetti sulla biodiversità sono a lungo termine».
Udine centro nazionale delle analisi genetiche
L’Università di Udine è il centro di riferimento per le analisi genetiche del progetto “Seedforce.” Il laboratorio dell’Ateneo ha ricevuto dai partner circa 1400 campioni vegetali rappresentativi di 27 specie di progetto e, complessivamente, di 64 popolazioni. Da oltre la metà di questi è stato estratto il Dna, che verrà poi utilizzato per le analisi genetiche. È in corso la preparazione dei campioni per la genotipizzazione. «La tecnica scelta – spiega Casolo – consente di ottenere centinaia o migliaia di marcatori genetici per ciascun individuo che serviranno a conoscere la variabilità genetica delle piante e soprattutto a valutare la diversità genetica fra le popolazioni donatrici e scegliere il pool di semi favorevole per la propagazione e reintroduzione, possibilmente massimizzando la diversità genetica da reintrodurre in situ».
Le attività di ripristino in Friuli Venezia Giulia
Attualmente il team guidato da Valentino Casolo sta lavorando sulle attività di salvaguardia di quattro specie vegetali in pericolo di estinzione.
Per quanto riguarda la Giunchina della Carniola (Eleocharis carniolica) sono stati raccolti oltre 9000 semi dal sito donatore della Palude di Racchiuso, nei comuni di Attimis e Povoletto. Di questi, circa 500 semi sono stati utilizzati per le prove di germinazione in collaborazione con il Centro flora Parco Monte Barro per capire e superare le condizioni che ne limitano la germinabilità. Da questi semi sono state ottenute 430 piante in camera di germinazione. Attualmente sono state trapiantate e portate presso l’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” dell’Ateneo friulano e posizionate in tunnel. D’accordo con il Servizio biodiversità della Regione saranno trapiantate in autunno nel Sito di interesse comunitario “Cavana” di Monfalcone, secondo la prevista azione di reintroduzione in una località dove la specie era presente e si è estinta oltre 50 anni fa. I restanti semi sono stati conservati presso la Banca del germoplasma autoctono vegetale (Bagav) dell’Università di Udine e in parte inviati al Centro nazionale biodiversità Carabinieri (Cnbc) di Peri (Verona).
Della Regina delle Alpi (Eryngium alpinum) sono stati raccolti quasi 60000 semi da quattro località donatrici. Di questi circa 5000 semi sono stati utilizzati per le prove di germinazione per superare determinate condizioni che ne limitano la germinabilità. L’attività si è svolta in collaborazione con “Il Giardino botanico alpino ‘Giangio Lorenzoni’” di Pian del Cansiglio (Belluno) e il Cnbc di Peri. Dalle prove in camera di germinazione sono state ottenute circa 350 piante alle quali vanno aggiunte quelle in campo attualmente in fase di germinazione. Le prime sono state trapiantate e portate presso l’Azienda agraria universitaria e posizionate in tunnel. D’accordo con il Servizio biodiversità della Regione, in autunno saranno effettuati i primi trapianti presso il Sito di interesse comunitario Creta di Aip e Sella di Lanza, nel Comune di Moggio Udinese, e il Parco delle Prealpi Giulie, in Comune di Venzone, realizzando la prevista azione di rinforzo delle popolazioni in declino. I restanti semi sono stati conservati presso la Banca del germoplasma autoctono vegetale dell’Ateneo e in parte inviati al Cnbc di Peri. Per comprendere l’effetto dei cambiamenti climatici su questa specie alpina, grazie al contributo della Stazione forestale di Paluzza e del Comune di Sutrio, circa 1500 semi sono stati seminati in casse di germinazione sul Monte Zoncolan per studiare l’effetto della copertura nevosa sulla germinazione e sopravvivenza delle plantule in funzionale dei cambiamenti climatici (video dell’attività https://youtu.be/_NV_jKqxNsw).
I semi dell’orchidea Liparis leselii sono stati raccolti dal sito donatore del Lago Pudro (Trento) da Costantino Bonomi del Museo delle Scienze (Muse) di Trento, coordinatore del progetto. Sono stati quindi inviati all’Università della Tuscia per le prove di germinazione e propagazione in vitro. Attualmente sono state propagate oltre 300 plantule che saranno destinate al rafforzamento dei siti di Lombardia, Trentino e Friuli Venezia Giulia. In regione saranno trapiantate nel Sito di interesse comunitario Risorgive dello Stella (comuni di Bertiolo e Talmassons).
Le plantule del Quadrifoglio acquatico (Marsilea quadrifolia) sono in fase di raccolta dai siti donatori della Slovenia, grazie ai tecnici dell’Orto botanico di Lubiana, e della Lombardia, da parte dei botanici del Parco del Monte Barro. La propagazione per via agamica (propagazione per via vegetativa usando porzioni di piante) è stata prodotta presso l’Orto botanico di Lubiana ottenendo oltre 70 piante. Una quota di queste, in accordo con il Servizio biodiversità della Regione saranno introdotte in autunno presso il Sito di interesse comunitario Risorgive dello Stella (comuni di Bertiolo e Talmassons) andando a reintrodurre una specie che nella pianura friulana era scomparsa da oltre un secolo.
PERCHÉ SEEDFORCE
Cause
Le specie obiettivo del progetto sono a rischio di estinzione a causa dei cambiamenti che l’uomo ha imposto agli habitat a partire dal dopoguerra. In particolare, sottraendo superfici utili (urbanizzazione, bonifica, agricoltura intensiva), modificando la gestione (sfalci, introduzione di specie aliene invasive, pascolo) e, indirettamente, con i cambiamenti climatici. «Queste specie, che richiedono condizioni ecologiche particolari – sottolinea Casolo –, non hanno saputo adattarsi velocemente e anche le poche popolazioni relitte sono quindi in declino e in pericolo di sopravvivenza».
Rimedi
Oltre al rafforzamento numerico delle popolazioni originali, le attività previste riguardano il controllo della rivegetazione, la protezione dal pascolo eccessivo e dal calpestio con recinzioni pertinenti, l’eradicazione sostenibile delle specie aliene invasive. Per le minacce intrinseche legate a popolazioni piccole e frammentate, Seedforce aumenterà le dimensioni della popolazione con un mix di genotipi accuratamente selezionato che imiterà il flusso genico naturale, eliminando l’isolamento delle piante e curando la frammentazione degli habitat. Le azioni previste sono infatti la raccolta del germoplasma (semi e propaguli) delle piante target e la propagazione di queste specie.
I partner
Il progetto coinvolge le regioni: Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Veneto. Inoltre, la Francia (Provence-Alpes-Côte d’ Azur), Malta e la Slovenia. I partner, guidato dal Muse di Treno, sono: le università di Cagliari, Catania, Genova, Padova, Palermo, Roma “La Sapienza”, della Tuscia e Udine; il Conservatoire botanique national méditerranéen de Porquerolles, il Parco Monte Barro, Legambiente, l’Ente parco nazionale della Maiella e le università di Lubiana e Malta. Il progetto è inoltre cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente, e dalla Rete italiana banche del germoplasma.